L’attuale villa un tempo era detta “Palazzo”. […] Da un estimo del 1608, un Francesco Mazza risulta essere proprietario di un terreno in S. Vincenzo. Nel 1780 alla compilazione del Catasto Boncompagni, il “Palazzo” ed il terreno risultano di proprietà di un secondo Francesco Mazza, che il 17 marzo 1792, morendo, lascia in eredità al figlio Luca; quest’ultimo morì il 25 dicembre 1818 senza testamento e nel gennaio 1819 cominciò l’inventario dei suoi beni. Il notaio e i periti si trasferirono a S. Vincenzo e giungendo al “Palazzo” così lo descrissero: “Una grande casa nominata Manzatico, ossia Palazzo Padronale, il quale Palazzo è situato nel suddetto comune di S.Vincenzo, ed è composto di tre piani. Il piano terreno entrando per la porta principale, che ha lume da levante, consiste in un piccolo atrio bislungo. Il nominato atrio mette in altro atrio grande rotondo con otto colonne, quattro per parte. Salite due scale si entra in una magnifica sala dipinta al cielo, che riceve lume mediante quattro finestroni a ventaglio con sue vetriate e tutte e quattro le regioni con ringhiera di ferro intorno alla medesima. Tale è il primo piano, in parte celato, in parte soffittato, tutto selciato in mattoni in piano meno la sala ed i due atrii, i quali hanno tutto il battuto alla veneziana…”.
Il 20 maggio 1826 gli eredi del fu Luca Mazza vendono il “Palazzo” ed il terreno all’avvocato Antonio Rusconi di Bologna. Nel 1852 il tribunale bolognese pone in vendita giudiziale l’edificio, che viene aggiudicato, quale migliore offerente, al cavalier Don Francesco Rodriguez Y Laso domiciliato in Bologna. Nel 1856 il cavalier Rodriguez vende la proprietà ai fratelli Francesco e Pietro Buratti e da questi, per eredità, passa ad Enrico Sacchetti Buratti, figlio di Clementina Buratti e vedova di Filippo Sacchetti.
Verso fine ‘800 la proprietà diventa Sacchetti–Marsola ed è qualificata come “Villa”. Quindi passa alla famiglia Bonora, proprietaria anche della villa di S. Venanzio (attuale sede Municipale) che la fa affrescare dall’artista locale Alessandro Maccaferri, così come quella di S.Venanzio.
Nel 1947–48 i fratelli Testoni Mariano (detto Mino) e Luigi acquistano la “Villa” da una figlia di Antonio Bonora e viste le precarie condizioni, la fanno restaurare.
Ancora oggi la “Villa” mostra le caratteristiche riscontrate nell’inventario del 1819.
Testo di Franco Ardizzoni