Il Bosco Panfilia è situato nel Comune di Sant’Agostino, in provincia ferrarese, ed ha una estensione di 81 ettari così suddivisi: 50 di bosco naturale, 28 di rimboschimento e 3 di stradoni e fossi di sgrondo. E’ delimitato ad Ovest dal Cavo Napoleonico, a Nord dall’abitato di Sant’Agostino, a Est dalle campagne di Poggio Renatico e a Sud dall’alveo del Reno (che divide le province di Ferrara e Bologna). Il Canale Emiliano-Romagnolo sotto passa il lembo Est del bosco e lo stesso fiume.
Data la sua natura golenale, il bosco Panfilia è soggetto a periodici allagamenti in occasione delle piene del Reno di maggiore portata.
Il bosco Panfilia fa parte del patrimonio indisponibile della Regione Emilia-Romagna. La Società Botanica Italiana ha classificato nel 1971 il bosco Panfilia “biotopo di rilevante interesse vegetazionale”. Esso è compreso nel “Piano Territoriale Paesistico” della Regione Emilia-Romagna come “zona di tutela naturalistica” e costituisce la stazione terminale del progettato “Parco del Reno”.
II bosco Panfilia è una rara e preziosa testimonianza delle antiche foreste planiziarie padane, pur non essendo un «relitto» delle stesse, come molti hanno ritenuto sinora. Recenti ricerche hanno, infatti, dimostrato che il bosco Panfilia si è formato meno di tré secoli fa, in stretta relazione con le vicende del fiume Reno.
Circa a metà del secolo XV, il Reno trova un corso stabile fra Cento e Pieve di Cento (dove scorre attualmente) e si dirige nelle valli di Galliera. Inizia un dissidio fra i Bolognesi e i Ferraresi che durerà quattro secoli: i primi vogliono che i il Reno sia immesso nel Po di Ferrara per allontanare i pericoli di inondazioni e impaludamenti delle loro terre; i Ferraresi, invece, si oppongono a tale immissione per timore di esondazioni e interramenti del loro principale corso d’acqua, via di navigazione sino al mare Adriatico. La spuntano i Bolognesi convincendo nel 1522 il Duca di Ferrara Alfonso I d’Este ad eseguire l’opera. Dal 1530 al 1604 il Reno rimane convogliato nel Po di Ferrara, seguendo il percorso Sant’Agostino-Mirabello-Vigarano Mainarda e Cassana. Le limacciose acque del Reno non mancheranno di provocare i temuti interramenti del Po, il quale romperà anche moltissime volte.
Un successivo riordino idraulico, disposto da papa Clemente Vili nel 1604. toglie il Reno dal Po per immetterlo nelle valli della Sammartina e Poggio Renatico, vicino a Ferrara. Tale condizione si mantiene sino a circa il 1750 quando due successivi interventi, imposti dalle precarie condizioni idrauliche, portano finalmente il Reno a sfociare nel mare Adriatico. Prima, papa Benedetto XIV fa scavare il «Cavo Benedettino», con lo scopo di smaltire le acque delle valli nel Po di Primaro; poi, dopo la rotta avvenuta a Sant’Agostino nel 1750, il fiume viene deviato verso Est assecondando l’andamento assunto a seguito della rotta stessa. Tale deviazione viene consolidata realizzando, fra il 1767 e il 1782, una congiunzione con il Cavo Benedettino e inalveando poi il Reno nel letto del Primaro prima di giungere all’Adriatico.
La rotta del 1750, che travolge anche il palazzo e le proprietà del marchese Panfilio Fachinetti, situate nei pressi del fiume (vedi approfondimento), passa alla storia con il nome di «rotta Panfilia». Proprio sul deposito alluvionale della rotta si insedia lentamente la vegetazione igrofila del bosco, chiamato anch’esso Panfilia.
Tuttavia, anche la nuova inalveazione non pone fine alle inondazioni del Reno. Così nel 1807, nel tentativo di trovare una nuova soluzione, l’Imperatore Napoleone I, su pressione dei Bolognesi, dispone lo scavo di un canale artificiale, detto «Cavo Napoleonico», con l’intento di portare le acque del Reno dalla deviazione di Sant’Agostino sino al fiume Panare (nei pressi di Bondeno) e. quindi, nel Po. L’esecuzione dell’opera viene abbandonata nel 1814 per essere poi ripresa e completata molto tempo dopo. nel decennio 1954-1963. dopo le rovinose rotte del Reno a Gallo di Poggio Renatico, negli anni 1949 e 1951. Il nuovo Cavo Napoleonico, lungo 18 km., collega ora direttamente il Reno al Po e svolge due importanti funzioni: scolmatore delle piene del Reno nel periodo invernale e canale iniquo a servizio del Canale Emiliano-Romagnolo (C.E.R.) nel periodo estivo. 11 C.E.R. è anch’esso un canale artificiale scavato a partire dal 1956 e di cui si prevede l’ultimazione nei prossimi anni: avrà una lunghezza totale di Km. 133 e collegherà il Cavo Napoleonico alla Romagna sfociando nel fiume Uso. nei pressi di Bellaria. Esso è comunque già funzionante da alcuni decenni: l’acqua. che viene derivata dal Po e pompata nel Cavo, passa nel C.E.R. mediante l’impianto idrovoro di Sant’Agostino e raggiunge i territori emiliano-romagnoli per impieghi irrigui e civili.
La vegetazione del bosco Panfilia è quella tipica dei boschi umidi padani.
Nella “sezione a bosco naturale” (a sinistra dello stradone principale), pur con una struttura non omogenea nel suo complesso, si distinguono:
– un piano dominante alto-arboreo, di altezza media compresa tra i 20 e i 30 metri, rappresentato prevalentemente da Fornici, Pioppo bianco, Frassino ossifìllo, Salice bianco. Anche la Robinia è dominante in talune aree del bosco, raggiungendo notevoli altezze;
– un piano dominante arboreo con Olmo campestre (soggetto a moria a causa del Graphium utmi o “grafiosi”), Acero campestre e qualche esemplare di Pioppo nero. Gelso bianco, Ontano nero; ed arbustivo con Sanguinella, Prugnolo, Nocciolo, Biancospino, Sambuco, Ligustro e Indaco bastardo (soprattutto nelle zone marginali);
– uno strato erbaceo dominato in prevalenza dalla Carice maggiore nelle zone inteme più ombreggiate e umide e, in misura minore, dal Rovo soprattutto lungo i sentieri e nelle aree esposte al sole. Tra le liane, presenti soprattutto nella zona del “catino” (non soggetto alle esondazioni del fiume Reno perché circondato da arginature), si trovano con più frequenza Edera, la Clematide Vitalba e la Clematide paonazza. Tra le piante rampicanti citiamo pure il Luppolo comune e la Brionia comune.
La “sezione rimboschita” a partire dal 1983 (a destra dello stradone principale e più vicina al corso del Reno), in via di evoluzione guidata, ospita in prevalenza Farnia, Frassino ossifilo, Pioppo bianco e Salice bianco.
Lungo le rive del Reno cresce una folta vegetazione ripariale costituita soprattutto da Salice bianco. Salice da vimini e Salice rosso.
Lo strato erbaceo è caratterizzato da una notevole povertà floristica a causa dell’ambiente molto ombreggiato e sottoposto a periodiche esondazioni del Reno. La fioritura primaverile ed estiva di molte erbe spontanee è invece abbondante lungo i sentieri e gli argini esterni, più soleggiati.
La fauna principale del bosco è rappresentata dagli uccelli. Molti di essi sono anche nidificanti come il Merlo, la Ghiandaia, lo Sforno, la Cinciarella, la Cinciallegra, lo Scricciolo, l’Averla piccola, l’Averla cenerina, l’Allodola, il Cardellino, la Cornacchia grigia, il Fringuello, il Verdone, il Rigogolo, il Cuculo, la Tortora dal collare, il Picchio verde, il Picchio rosso maggiore, il Torcicollo ed altri. Il Colombaccio è di passo in autunno.
Legati invece all’ambiente umido del Reno e del vicino Cavo Napoleonico troviamo l’Usignolo di fiume, il Cannareccione, il Beccamoschino, il Martin pescatore, la Gallinella d’acqua, la Nitticora, il Germano reale, l’Airone cenerino e qualche esemplare di Folaga, Tarabusino, Svasso maggiore e Airone rosso. La Galletta e il Gabbiano comune si notano maggiormente in occasione delle piene del Reno quando le acque allagano il bosco. Il volatile più comune del sottobosco è senza dubbio il Fagiano, facilmente avvistarle anche nei vicini campi coltivati. Non mancano i rapaci: quelli notturni come ”Allocco, il Barbagianni, la Civetta e il Gufo comune che trovano frequente rifugio nelle vecchie case coloniche abbandonate; la Poiana, il Gheppio, lo Sparviere e il Falco di palude sono invece diurni.
Tra i mammiferi sono presenti la Lepre, il Riccio, la Talpa oltre a varie specie di micromammiferi. Anche la Volpe ha fatto da tempo la sua comparsa ai margini del bosco. La Nutria è presente nel Cavo Napoleonico e nel Reno.
Alcuni anfibi trovano nell’area boschiva un habitat naturale: frequenti gli incontri con la Raganella, la Rana dalmatina e il Rospo.
Fra i rettili segnaliamo il Ramarro, la Lucertola, il Biacco, l’Orbettino, la Tartaruga d’acqua e la Natrice dal collare. Non è poi esclusa la presenza di qualche Vipera, anche se il bosco Panfilia non costituisce il suo habitat naturale.
Infine, numerosi sono gli invertebrati presenti e facilmente avvistabili nel bosco, tra questi le Chiocciole e Limacce, i Ragni e molli insetti fra cui le Farfalle, le Libellule, le Cavallette, i Grilli, le Lucciole, le Coccinelle, le Api domestiche, ecc.
Di particolare interesse scientifico risultano i Coleotteri Carabidi (tra questi: Carahus granulatus interstitialis, Phonias ovoideus mainardii, Atranus collaris), insetti legati al suolo, importanti indicatori ambientali ed oggetto di studio da parte del Museo Civico di Storia Naturale di Ferrara (Via De Pisis. 24 – te 0532203381 – 0532206297).
Sia nel bosco Panfilia che nella vasta area agricola circostante, in territorio ferrarese, è vietata ogni forma di caccia in quanto “oasi di protezione della fauna” (Deliberazione C.P. n. 302/10019 del 1-8-1979).
Nel bosco Panfilia sono presenti molte varietà di funghi epigei, oltre ad alcune specie di funghi ipogei o tartufi.
Funghi epigei: sono meno frequenti i funghi micorriuci, mentre abbondano le specie lignicole (parassite e saprofìte, che vivono a spese del legno in decomposizione). Tra i commestibili si trovano la More/iella esculenta (spugnola gialla), la Morchella semilibera, l’Agrocybe aegerita, la Flamini/lina velutipes, VArmillciriella mellea e il Coprinus comatus, rinvenibile ai margini del bosco, e tanti altri. Numerosi sono i funghi della famiglia delle Polyporaceae ed Agaricaceae, molti i lignicoli e i non commestibili. Presenti pure altri generi Pholiota, Aiiriciilarici, Lentiniis, ecc. e i Maciniceli. E’ possibile imbattersi anche in varie specie di funghi tossici e velenosi, compreso il temuto Ama/irta phalloides. Fra gli Aphytiophorales alcune specie sono rare come Fibricium subceraceum, Lindtnerìa punphyliensis (specie nuova rinvenuta solo nel bosco Panfilia, nel 1986) e Steccherinum rubustius (primo ritrovamento in Italia).
La raccolta dei funghi epigei è regolamentata dalla Legge Regionale n. 6 del 2 Aprile 1996 e dalla Deliberazione del Consiglio Provinciale di Ferrara n. 133/28860 del 24 Luglio 1996. E’ consentita nei giorni di Martedì, Giovedì, Sabato e Domenica, nelle ore diurne e con apposito tesserino acquistabile localmente presso i Vigili Urbani.
Funghi ipogei: un tempo molto abbondanti, sono ora di più difficile reperimento, probabilmente a causa del degrado ambientale. Il tartufo più pregiato è quello bianco o Tuber inagnatum. Sono pure presenti alcune specie di tartufo nero. soprattutto il Tuher macrosporum.
La ricerca e la raccolta dei tartufi sono regolamentate dalla Legge regionale n. 24 del 2 Settembre 1991 modificata dalla Legge Regionale n. 20 del 25 Giugno 1996, in attuazione della Legge nazionale n. 752 del 16 Dicembre 1985. Per tutelare la fauna selvatica del bosco Panfilia (Oasi di protezione), la ricerca e la raccolta dei tartufi sono attualmente consentite nelle sole giornate di Mercoledì, Giovedì, Sabato e Domenica (Deliberazione della Giunta Regionale Emilia-Romagna n. 1644 del 16 Settembre 1997). Il periodo è fissato per legge fra il 1 ° Settembre e il 20 Gennaio.
Il bosco Panfilia e l’area della Bisana sono visitabili in ogni stagione dell’anno, preferibilmente nei mesi primaverili ed autunnali. Si sconsigliano le visite quando l’ambiente è molto umido (dopo le esondazioni del Reno, le piogge e le nevicate). All’interno del bosco non esistono strutture attrezzate per il riposo ed il ristoro. All’ingresso principale (via del Cavo) esiste un piazzale per il parcheggio dei mezzi motorizzati e per la sosta, munita di fontana con acqua potabile. E’ possibile parcheggiare anche in vicinanza della seconda entrata, cioè in fondo a via del Bosco. In ogni caso è bene munirsi di adeguato equipaggiamento (scarponi o stivali, giacca a vento, ecc.), oltre ad un buon binocolo.
COME ARRIVARE AL BOSCO PANFILIA E ALLA BISANA
Partendo da Sant’Agostino (FE)
Facilmente raggiungibile mediante la Strada Statale n° 255 Ferrara-Modena (servizio pubblico corriere ACFT – Ferrara – Punto bus. atrio stazione FS di Ferrara, tel 0532599490). L’ingresso principale del bosco si raggiunge percorrendo la Statale, in direzione Cento, per 500 metri e svoltando a sinistra prima del ponte sul Cavo Napoleonico. Si percorre la strada provinciale per Bologna (costeggiante il Cavo) per 1500 metri. La stanga e il piazzale di sosta, posti all’ingresso del bosco, rimangono sulla sinistra. Il secondo ingresso può essere raggiunto percorrendo via Matteotti, dietro al municipio, per 700 metri, sino all’altezza di via del Bosco. Svoltando a sinistra si percorre tale via per altri 700 metri arrivando a ridosso dell’argine sinistro del Reno. Si raggiunge il bosco percorrendo a piedi la rampa.
Per l’accesso alla Bisana dal Bosco Panfilia e’ necessario arrivare all’ingresso principale del Bosco in via del Cavo e proseguire sino ad oltrepassare il ponte sul Reno e Cavo Napoleonico. Dalla sommita’ del ponte, in bicicletta o a piedi, si può svoltare a sinistra sull’argine; in auto, dopo il ponte, proseguire per 150m e poi svoltare a sinistra su via Bisana. Proseguire sulla via sterrata che giunge all’argine e alla ex-casa di guardia idraulica del genio-civile.
Partendo da Galliera Antica (BO)
Raggiungibile mediante la Strada Provinciale n° 12 che da Pieve di Cento, passando per la localita’ Cantone, arriva a Galliera e prosegue in direzione di Sant’Agostino.
Il servizio pubblico di corriere ATC – Bologna e Pronto Bus collegano S.Venanzio e S.Vincenzo a Galliera Antica, dalla stazione F.S. di S.Vincenzo di Galliera o da quella di S.Pietro in C. (tel. ATC 051/??????? e P.BUS 051/??????)
A piedi o in bicicletta, da piazza Rinascita a Galliera antica si prosegue su via Barchetta in direzione nord, verso la torre medioevale appena fuori del paese. Dalla torre, si prosegue per circa 700-800m sempre su via Barchetta sino ad incontrare l’argine destro del fiume Reno. Qui ha inizio l’area di riequilibrio ecologico Bisana e svoltando a sinistra su via Reno ovest, dopo circa 500m si arriva alla ex-casa di guardia idraulica del genio-civile, in prossimita’ del canale emiliano romagnolo C.E.R.
In auto, da piazza Rinascita di Galliera si percorre via Barchetta sino all’incrocio con via Bisana. Dopo avere percorso via Bisana per 1,5km, passato il ponte sul canale C.E.R, si incontra sulla destra una via sterrata che porta alla Bisana e alla ex-casa di Guardia.
L’accesso al Bosco Panfilia dalla Bisana un tempo era possibile solo nel periodo estivo, grazie ad un guado sul Reno in prossimita’ del sottobotte del C.E.R. Oggi e’ necessario arrivare al ponte tra il Reno e il Cavo Napoleonico, verso S.Agostino; da qui, dopo 150m, si arriva all’ingresso del Bosco Panfilia in via del Cavo.