Nella sua politica di espansione verso il contado il comune di Bologna, alla fine del XII secolo (sembra nel 1194), costruì il castello e la torre di Galliera in una posizione che, in quel momento, rappresentava il punto più avanzato dei suoi confini verso il territorio ferrarese degli Estensi, con i quali erano frequenti i contrasti. Da quel momento, e per tutto il XIII secolo, Galliera divenne un luogo molto importante per il comune di Bologna. La strada che partendo dal centro della città si dirigeva verso nord prese il nome di strada di Galliera e veniva regolarmente inghiaiata, anche la porta da cui usciva detta strada si chiamò porta Galliera. La località divenne sede di Podesteria e la sua giurisdizione si estendeva sopra 26 comunità.
Il castello e la torre di Galliera furono il primo punto di un sistema difensivo dei Bolognesi verso il territorio ferrarese. Infatti, successivamente (nel 1233) fu costruita la torre del Cocenno, poche miglia a nord di Galliera, nel punto di confluenza del canale Cocenno (proveniente dal Centese) con il canale Riolo che, passando accanto alla torre di Galliera, collegava la città di Bologna con il Ferrarese unendosi al “canale Palustre“, che nasceva dal Po in località Porotto. Nel 1242 fu costruita, sempre ad opera del comune di Bologna, la torre dell’Uccellino (nella terra di Lusolino) a 5 miglia da Ferrara e 25 da Bologna, sempre sulla riva di un corso d’acqua, e nel 1305 fu edificata la torre Verga (non più esistente) in un luogo che oggi si trova al bivio delle strade che conducono a Mirabello, Poggio Renatico e Madonna Boschi, ma che in quel periodo era territorio del comune di Galliera.
Nel 1250 l’organo legislativo del comune di Bologna deliberò che fosse posta una campana sulla torre dell’Uccellino, una sulla torre del Cocenno ed un’altra sul lato settentrionale della torre di Galliera, “e ciò affinchè i comuni delle terre interessate possano e debbano, quando venga segnalato un pericolo, correre ad appostarvisi, e i nemici del comune di Bologna non si arrischino di entrare nel nostro territorio“.
Il sistema difensivo bolognese, ben descritto dallo storico Amedeo Benati (Strenna Storica 1989) fu completato con la costruzione, nel 1301, della torre dei Cavalli, nella zona di Molinella.
Tutti questi fortilizi erano custoditi da un capitano coadiuvato da un certo numero di uomini armati.
Nel 1336 il comune di Bologna distrusse il castello di Galliera perché vi si erano rifugiati dei fuorusciti di parte ghibellina. I soldati di Vinciguerra di Ansaldino Bugatti, dopo aver messo a ferro e fuoco il circondario, espugnarono il castello e lo spianarono fino alle fondamenta ed avendo catturato alcuni ribelli li “impiccarono per la gola agli arbori“. La torre, con i suoi robustissimi muri di oltre 2 metri di spessore, venne risparmiata ed è l’unico avanzo di quel glorioso periodo.
La torre è alta circa metri 21,75 ed ha una base di metri 9,40 x 7,70. Ha tutte le caratteristiche delle torri bolognesi ed assomiglia particolarmente alla Garisenda ed alla torre Galluzzi.
La sua porta aerea si trova a circa mt. 1,75 dal suolo, ma in origine doveva essere a circa mt. 6, come quella della Garisenda. Infatti le ripetute alluvioni delle acque torbide del Reno, trattenute dall’argine denominato Coronella, hanno innalzato nei secoli il livello del suolo circostante per cui 4-5 metri del corpo della torre sono interrati.
Nella parte alta della parete sud vi è una nicchia che un tempo conteneva lo stemma in macigno del comune di Galliera. Tale stemma è stato scalpellato durante il periodo della Repubblica Cisalpina (1797-1805).
Nella parte bassa della torre, nelle due pareti rivolte ad est ed a sud, sono ancora evidenti i segni di ancoraggio di una costruzione che in un disegno del XVI secolo era indicata come sede della Podesteria, mentre nella parete ovest vi sono tre nicchie che un tempo contenevano delle lapidi. Nella parete nord, sempre in basso, vi è una feritoia molto consumata e sopra di essa è posto un grazioso fregio in cotto.
Nella parete est, sempre in alto, vi è un’altra feritoia, mentre nella parete ovest esiste una finestrella a sesto tondo, come quelle della torre Garisenda.
Alla fine del Settecento la torre ed il terreno circostante, di poco più di due tornature, erano di proprietà del Senato di Bologna. Durante il periodo napoleonico il possesso passò al comune di Galliera il quale concedeva in affitto il terreno con un contratto di nove anni mediante pubblica asta. Nel 1816, caduto Napoleone, fu reinstaurato lo Stato Pontificio ed il piccolo pezzo di terra, con “torrazzo“, ritornò fra i beni della Legazione di Bologna che, nel 1824, donò il terreno alla parrocchia di Santa Maria di Galliera per costruirvi la nuova chiesa parrocchiale utilizzando la torre come campanile. Evidentemente le diverse vicende accadute in seguito non consentirono di compiere la costruzione cosicchè, nel 1871, il demanio pubblico si riappropriò del terreno. La chiesa parrocchiale è poi stata costruita nel luogo attuale dal 1886 al 1895.
All’inizio del Novecento la proprietà pervenne ad Antonio Bonora (sindaco di Galliera dal 1910 al 1913) ed attualmente appartiene ai suoi eredi, sigg.ri Zanotti-Benassi.